La differenza tra coworking e uffici privati

Qual è la differenza tra un coworking e uffici privati? Per dare una risposta a questa domanda, analizziamo il tema dal punto di vista del benessere psicofisico di un lavoratore. Per sentirsi bene in un ufficio, come in un qualsiasi altro ambiente di lavoro, è necessario trovarsi effettivamente in una condizione psicofisica ottimale.  Questo tipo di benessere è possibile solo se la persona in questione riesce a trasformare le cosiddette emozioni distruttive in energia positiva.

Spesso accade che all’interno di un ufficio privato vengano a mancare relazioni dinamiche, punti di vista diversi che possano provenire da settori diversi, e il risultato è quello di sentirsi rilegati in una realtà univoca senza alcuno stimolo dall’esterno. Inoltre, la prassi vuole che nella maggior parte dei normali uffici ci si ritrovi a lavorare soli alla propria scrivania senza un contatto (specie per alcune mansioni) con altri professionisti.

Questo può, di fatto, generare stress e rompere il nostro armonioso stato psicofisico che di conseguenza potrebbe portare il lavoratore a performare peggio e ad avere molta meno energia da dedicare ai propri compiti. Uno degli obiettivi principali delle aziende è quello di aumentare la produttività, concentrandosi sui fattori più importanti che la influenzano ma dimenticandosi che tra essi vi è proprio il benessere delle proprio persone. 

E un coworking invece?

Proprio in questo senso, l’obiettivo di un coworking è molto simile a quello dell’azienda, ma esso sceglie di mettere al primo posto gli abitanti dei suoi spazi. È quindi importante per raggiungere un buono stato psicofisico, trovarsi all’interno di un ambiente curato nei minimi dettagli: dalla qualità dell’aria a quella della luce, dal controllo della temperatura alle limitazioni del rumore di sottofondo. Per dare il massimo, un lavoratore deve riuscire a sentirsi bene a 360 gradi. E cosa c’è di meglio, per raggiungere tale obiettivo, se non uno spazio fatto su misura per te e per le tue esigenze?

In Coworking Lab per esempio puoi scegliere dove, come e quando lavorare, vista la naturale flessibilità dello spazio e dei suoi orari con accessi autonomi. Sono tanti i punti da non trascurare se si vogliono avere persone produttive e felici all’interno dei propri ambienti, come per esempio: 

  • il comfort acustico 
  • l’ergonomia spaziale 
  • la creazione di un microclima adatto
  • il giusto bilanciamento tra luce naturale e luce artificiale 
  • e la varietà sensoriale data dalla diversificazione spaziale.

Insomma gli ambienti di lavoro devono essere studiati appositamente per chi li vive quotidianamente e in un’ottica di benessere generale.

La community

Ma il vero focus viene posto sul tema delle relazioni tra persone. La linfa vitale, propria di ogni coworking, è la community. Grazie ad essa le ore di lavoro diventano più produttive, stimolanti e di conseguenza più proficue. La contaminazione di idee, la rete di contatto che si evolve anche durante un semplice caffè in compagnia, la possibilità di networking in qualsiasi momento della giornata, la nascita di nuove collaborazioni tra professionisti diversi, ci danno la possibilità di non sentirci mai soli e isolati. Nel coworking esistono solo relazioni di reciprocità, si tratti di tempo, competenze o di un’informazione al volo.

Tutto questo definisce i coworking come simbolo di una nuova rivoluzione, che spinge le aziende in modo diretto a interessarsi a queste realtà e a volerle sperimentare.

Donne e smart working

Oggi vogliamo parlare di donne e smart working…lo smart working è stata una conseguenza necessaria agli eventi del 2020. Una pandemia si è diffusa all’interno della nostra società e l’unico modo a disposizione per non aggravare la situazione è stato quello di evitare i contatti ravvicinati. Lavorare, nella maggioranza dei casi, prevedeva simili ravvicinamenti dovuti a mancanza di spazi ampi oppure da vere e proprie dinamiche lavorative. L’impiego a distanza è stata la soluzione migliore per permettere, in parte, alle imprese di non chiudere totalmente. Tutti gli individui di questa società hanno dovuto ripiegare a questi meccanismi online ma alcuni non sono riusciti a trarne giovamento. Basti pensare ai più anziani che sono stati costretti ad approcciarsi obbligatoriamente a dei software che potessero permettergli di lavorare. Alla maggioranza delle donne, le quali, nonostante fossimo nel XXI secolo, si sono ritrovate con tutte le responsabilità sulle spalle da affrontare simultaneamente.

Ci teniamo a specificare che questo aspetto non è universale, ci sono stati e ci sono tutt’ora molti uomini che si prendono carico della famiglia e della casa, ma in linea generale, gli studi e le analisi riportano chiaramente un grave divario di genere.

Donne e smart working: il divario di genere

Innanzi tutto dovremmo porre attenzione sulle quantità di donne che durante le ondate pandemiche hanno perso il proprio posto di impiego. Nel caso in cui questo non sia accaduto e l’individuo femminile abbia mantenuto il proprio lavoro come il partner, di sesso maschile, si nota esplicitamente come tutte le faccende domestiche siano ricadute comunque sulla donna, nonostante la presenza di entrambi all’interno del domicilio.

Pensiamo invece alle coppie aventi figli. Ricordiamo i momenti più duri della pandemia, quando ancora le scuole non si erano organizzate e i bambini e ragazzi. I genitori dovevano, in qualche modo, continuare il loro percorso privi di guide. I genitori, hanno fatto il possibile per dare il proprio contributo, aiutando con i compiti, spiegando le nozioni poco chiare e improvvisandosi maestri di asilo per i più piccoli. Un lavoro difficile e stancante soprattutto se in simultaneità con un impegno nuovo, quale lo smart working. Anche in questo caso, se presa in considerazione una coppia eterosessuale, le donne, nella maggior parte dei casi, hanno provveduto alla ricerca dell’incastro perfetto, tra i figli, la casa e il lavoro senza ricevere alcun aiuto.

Non è dunque sorprendente se solo il 27,9% delle donne vorrebbe continuare con queste modalità risetto al 32,5% degli uomini.

La pandemia nel 2021 si sta continuando a propagare, sembra essere un fenomeno inarrestabile. Da un punto di vista economico pensiamo alla rovina e dal lato sociale non sembra esserci futuro che non preveda il più totale collasso. La situazione di divario di genere peggiorerà e gli effetti futuri saranno devastanti nella casistica in cui non venissero presi dei provvedimenti in questo momento. I ruoli sociali non hanno subito lo stesso sviluppo delle tecnologie e della medicina, il gap non è solo un divario, considerato che ci troviamo nel XXI secolo, assomiglia più ad una voragine. Le attività in casa si sono intensificate come il bisogno di mantenere l’ambiente pulito e vivibile, perché quest’ultimo impegno non viene condiviso nella coppia?

Le pari opportunità

E ancora una volta si arriva a parlare di pari opportunità e delle occasioni mancate a cui abbiamo assistito. Lo smart working se introdotto e gestito bene avrebbe concesso a moltissime donne di avanzare nella propria carriera, trovare nuove occasioni lavorative. Lo smart working permette di avere tempo per i figli in contemporanea ad un impiego a tempo pieno (dimostrando che l’essere genitore può conciliare con ogni aspetto della vita). Così non è stato e anzi. II 44% delle donne italiane che lavora nel settore tech ha dichiarato di avere fatto molta fatica a dividersi tra lavoro e vita familiare.

Per il 60% sono stati i lavori domestici a drenare le energie (contro il 36% degli uomini) mentre per il 66% la didattica a distanza (contro il 37% degli uomini). I dati dimostrano chiaramente che i nuovi impieghi a distanza hanno rallentato notevolmente la conquista di parità sociale e lavorativa, arrestando molte carriere.

Ovviamente i punti di vista sono molti, alcune hanno apprezzato e accolto la novità dello smart working. Alcune donne sono riuscite a condividere più tempo con il partner, con i figli e dedicarsi con piacere alla casa. Altre hanno trovato metodi alternativi per riscoprire il proprio benessere individuale quale la partecipazione attiva ad un coworking.

Coworking Lab è una realtà che ha sempre cercato di promuovere un sano equilibrio sia per quanto riguarda le diversità di genere sia in quanto al riuscire a conciliare una vita individuale con il lavoro. Lavorare da casa implica distrazioni.

 Uno stile di vita corretto comprende anche un vissuto lavorativo onesto, integro e di sostegno. Riuscire a crearsi una realtà simile è complicato, proprio per questo un coworking potrebbe essere la scelta giusta per te.

Coworking Lab, in particolare, ha provveduto a creare un’affiliazione con una società tutta al femminile chiamata “Radio Mamma”. Sono una vera e propria impresa nata per rendere Milano Città Metropolitana sempre più family friendly. Si impegnano per diffondere attività culturali, di informazione promuovendo servizi innovativi per le famiglie. Lavorano con i genitori, i bambini, i ragazzi, gli adolescenti, gli esercenti, i professionisti, le aziende e gli enti pubblici.

Il loro obiettivo rimane quello di migliorare la città e la società in cui viviamo. Non è semplice ma con la collaborazione di tutti potremmo, un giorno, sperare in una vita più equa, con i giusti diritti e priva di ingiustizie. Il coworking è un’ottima opportunità per riuscire ad avere un ufficio ma a mantenere la giusta indipendenza dall’alienazione lavorative, essere in grado di scegliere quanto tempo dedicare alla famiglia, agli impegni e alla vita extra lavorativa.

Simone Mandelli – Freelance Engineer

Simone Mandelli

Raccontaci di te! Qual è la tua passione più grande? Cosa ti ha portato a Milano (se non sei di qui)? Cosa ti piace di più di Milano? C’è un tuo posto del che consigli qui in zona Lambrate?

Sono Simone Mandelli un brianzolo dunque sono nato e cresciuto nella Brianza, prima di intraprendere gli studi universitari non ho mai avuto modo di vedere e vivere la città di Milano. Ho scoperto la metropoli una volta maggiorenne dal momento che ho deciso di venire fin qua a Milano per conseguire gli studi al politecnico di Milano, qui vicino in San Leonardo. Ho dunque iniziato a frequentare la zona di città studi  e da questo periodo della mia vita in poi posso dire con certezza che questo quartiere è entrato a far parte del mio quotidiano.

Di base ho iniziato ad associare ogni aspetto della mia esistenza a questi luoghi, ho incontrato nuove amicizie, ho scoperto dei locali carini, ho avuto modo di vivere a pieno via Teodosio che, per quanto mi riguarda, è la via del gusto. Ha un’offerta gastronomica imperdibile che vale la pena di provare se siete di queste parti. Cinque anni fa mi sono sposato e mi sono trasferito definitivamente in zona Lambrate dal momento che mia moglie è originaria di Milano e ci teneva a rimanere nel centro della città.

Simone Mandelli raccontaci del tuo lavoro! In cosa consiste? Perché hai scelto questa professione? Come si svolge una tua giornata lavorativa-tipo?

Di lavoro faccio il consulente tecnico, ho iniziato la mia attività lavorativa in università quando ho avuto l’opportunità di eseguire un dottorato di ricerca. Dopo di che mi sono messo in proprio, ho iniziato ad offrire consulenze alle aziende e mi occupavo di supporto alla progettazione fino alla verifica dei loro prodotti mediante profonde analisi numeriche. Da lì in poi ho continuato con questa attività, espandendomi e crescendo ampliando la mia rete di clienti e anche la tipologia di servizi offerti. La mia giornata di lavoro tipo concretamente è una giornata di fronte ad un computer, tendenzialmente eseguo riunioni con i clienti e, occupandomi di progettazione e verifica mediante analisi numeriche, sono forzato a spendere molte ore davanti allo schermo.

Raccontaci della tua esperienza in Coworking Lab! Cosa ti ha portato a scegliere questo coworking? Da quanto lavori qui? Quali sono le cose che apprezzi di più?

Io i primi anni di professione li ho vissuti, come molti, a casa mia nel mio piccolo spazio dedicato al mio lavoro. Dopo un anno e mezzo circa mi sono accorto che era arrivato il momento di trovare un posto totalmente distaccato da casa mia in cui potessi dedicarmi al mio impiego in particolar modo per separare i due impegni maggiori: la casa con la famiglia e il lavoro. La soluzione migliore sembrava essere la ricerca di un coworking e dunque ho intrapreso questo percorso.

A Lambrate fortunatamente ce ne sono molti, ne avevo molti vicino a casa ma il Coworking Lab mi ha attirato esteticamente, a primo impatto mi è sembrato un ottimo luogo in cui lavorare, colorato, ricco di luce e spazioso, ho preferito dedicare cinque minuti in più al giorno per gli spostamenti piuttosto che lavorare in un luogo che non mi attirasse. Ritengo sia necessario spendere tutto questo tempo in un posto che ti faccia stare bene ed infatti io ho scelto questo.

Raccontaci delle opportunità di business che si sono create, o che ti piacerebbe creare, nella community! Hai già sviluppato dei progetti di business con altri coworkers? Come sono nati? Come si sono evoluti? Vedi altre possibilità di sviluppo con altri coworkers?

Rispetto al lavoro che faccio, in termini lavorativi la mia presenza al coworking purtroppo ha poco a che fare con gli impieghi altrui. È un’attività molto specifica e soprattutto dettata da degli studi anch’essi molto centralizzati, è difficile trovare punti d’incontro con altri lavori. Dal punto di vista delle relazioni sociali, invece, c’è stato un ritorno molto interessante dal momento che il confronto in una comunità simile è costante e questo porta molti benefici. In particolar modo quando riscontro un problema, riuscire a parlarne risulta la soluzione migliore mi vengono forniti consigli e ipotetiche risoluzioni adeguate siccome spesso accade che questi ostacoli abbiano inceppato l’attività e i progetti di altri coworkers in passato.

C’è dunque un continuo scambio, di esperienze e di punti di vista sia sui problemi che sulle relazioni professionali sia con i clienti che con gli altri colleghi. Ovviamente ognuno di noi ha un lavoro e un impiego diverso però ci accumuna il fatto di essere grandi lavoratori in proprio impegnati e vogliosi di aiutare chi ci sta vicino.

Simone Mandelli perché scegliere te? Cosa rende il tuo lavoro differente rispetto ai competitors?

Come professionista mi sento di dire che possiedo delle forti basi tecnico-pratiche acquisite durante il mio percorso universitario e questo mi permette di affrontare problemi nuovi e punti di vista diversi ogni volta che mi metto a lavorare su un progetto. Questo può essere considerato un valore aggiunto in quanto più esperienza si possiede più i problemi sono ridimensionati dalla sicurezza che si ha nello svolgere il proprio lavoro. Il percorso è sempre in crescita ed è positivo valutare quotidianamente nuove sfaccettature.

Contaminazioni. Quali sono le tue passioni? In che modo questi interessi sono rilegati ai tuoi hobbies o divengono carburante per le tue idee?

Non vorrei ripetermi ma sicuramente uno dei valori aggiunti che sono riuscito a comprendere e a far mio durante il mio percorso è sicuramente quello di riuscire a condividere i miei progetti con altre persone, spesso non in senso strettamente collaborativo ma semplicemente di aiuto reciproco. Sono riuscito ad avere l’opportunità di poter osservare, confrontarmi e comunicare con altri professionisti, con persone che in qualche modo riescono a interfacciarsi con questa realtà nello stesso modo in cui io stesso mi muovo, così mi permettono di allargare quello sguardo partendo dal particolare arrivando al generale risultando uno stimolo per generare altre tipologie di attività e iniziare a pensare e valutare nuovi e diversi orizzonti.

Non tutto è business networking

Il segreto del “fare business networking” sta nell’invertire ciò che faremmo d’istinto: ascoltare e non parlare

Business networking? Avevo la radicale convinzione che networker si nascesse. La natura ti dotava di un set di particolari abilità per cui se le avevi attaccavi bottone, gestivi la conversazione, ottenevi favori, intortavi, ammaliavi, espandevi la tua influenza, eri destinato a dominare il mondo. Se non l’avevi, saresti divenuto ogni giorno meno competitivo fino ad estinguerti.

Non ho mai pensato che fare business networking fosse una cosa che si potesse imparare, skill da poter costruire e non un’attitudine innata. Me lo fece notate un collega, a dire il vero abbastanza introverso, che però era il commerciale che chiudeva più trattative di tutti in azienda. Quando gli altri chiacchieravano con i clienti, lui portava a casa ordini. Quando gli altri giustificavano i ritardi dei pagamenti, lui sventolava le lettere di credito.

Parlandone con lui, ormai molti anni fa, mi disse che gli eventi di networking lui li evitava per scelta tutti e che non avrebbe perso un minuto in nessuno di questi.

All’epoca andavano di gran moda i ClubIN. Ve li ricordate? Iniziarono con il botto per finire nel giro di qualche anno pieni di gente triste a caccia di clienti e di lavoro.

Il networking però è una moda che non tramonta mai. Finiscono dei cicli, ma non ci si ferma mai di generare incontri per produrre del business. Ad esempio, ora va di moda BNI (Business Network International): quelle riunioni mattutine alle 7 in cui vieni travolto da un turbinio di biglietti da visita.
C’è sempre qualche trend che prende il sopravvento su quello precedente. Questo è il nuovo? Non so, forse sì.

È evidente che, per quanto il networking possa cambiare forma, esso riesca sempre a restare di moda. Piace perché del resto a chi non piacerebbe sognare un modo di incontrare clienti senza far fatica? È il potere del networking, baby: ti fai una serata di networking e sei pieno di ordini.

Da una parte questa è un po’ un’illusione, dall’altra è verità: gli affari si fanno fra esseri umani (almeno per ora) e le relazioni contano un sacco, perciò è giusto coltivarle.

Quello però che mi insegnò la chiacchierata con quel venditore introverso fu che il networking non è assolutamente una dote ma una disciplina e perciò può essere imparata. Anzi, è una disciplina che ha bisogno di un certo dominio di se’, come capita a molte delle cose interessanti della vita.
Per di più, spesso chi è timido è paradossalmente più avvantaggiato rispetto a chi sa fare un sacco di chiacchiere (e magari sa fare solo quelle), sempre che per “timido” non ci si riferisca a quella timidezza che ci pietrifica, ma questa è tutta un’altra storia.

Perciò, quello che troverete in questo post è ciò che vorrei diventasse in me abitudine quotidiana, perché ogni skill va prima compresa, fatta propria e poi allenata.

Business Networking is the new black

Gli eventi di puro networking si fanno amare subito, ma di un amore che si consuma assai velocemente.

Infatti capita spessissimo che l’interesse che sono capaci di suscitare i primi giorni si affievolisca in un baleno. La “bella gente” che un tempo li animava non torna più, lasciando il posto a musi lunghi e volti spenti fra cui si ritrovano un sacco di sprovveduti e disperati in cerca di opportunità per svoltare.

Certo, non tutti i luoghi di networking finiscono così; quelli gestiti correttamente prosperano, ma restano una piccola parte.

Si fa networking solo agli eventi di networking?

Ad essere sinceri non è vero che il networking sia un’attività riservata agli eventi creati ad hoc. Ogni giorno abbiamo decine di occasioni per fare networking:

  • prendendo un thé
  • partecipando ad una conferenza
  • invitando qualcuno a praticare sport
  • invitando qualcuno a praticare un hobby
  • accompagnando qualcuno alla macchinetta del caffè (la famosa pausa-caffè)
  • partecipando ad un evento speciale come un concerto, una cena di gala, la presentazione di un libro
  • invitando persone a cena a casa propria
  • invitando a partecipare ad un pomeriggio di volontariato

L’esperienza mi ha spesso insegnato che si può fare networking un po’ ovunque e solo raramente agli eventi di networking.

Perché? Probabilmente perché i migliori contesti in cui relazionarsi con gli altri sono gli ambiti in cui viviamo le nostre passioni e i nostri interessi principali. Questi contesti permettono la nascita di amicizie interessanti basate sulla condivisione di interessi e non sulla condivisione dei bisogni.

Ripassiamo le basi: cosa significa relazionarsi?

Relazionarsi lo fa anche chi pensa di non relazionarsi. È un può come quando si dice che anche quando non si comunica nulla in realtà si sta comunicando qualche cosa. Tutti credono che sia un’azione spontanea ma spesso di spontaneo c’è meno di quello che si pensa.

Da qui nasce la sgradevole sensazione che accompagna il networking quando lo sentiamo nominare. Ci appare subito nella mente l’immagine di qualcuno che ci vuole piazzare un prodotto o un servizio, qualcuno che vuole sfruttarci per i suoi interessi, legali e legittimi, ma capaci di farci drizzare i peli delle braccia.

Perché si pensa al networking così? Come mai ci sorge questa sensazione? Perché in fondo al cuore sappiamo che c’è un po’ di verità in tutto questo: si fa networking perché prima o poi ciascuno vuole qualche cosa dalla persona che gli sta di fronte.

Quando la visione utilitaristica prende il governo dell’attività di networking finisce per spingerci a fare due errori fondamentali:

1) Non Ascoltare

Mettersi in una posizione d’ascolto è fondamentale. Spesso agli eventi di networking ci concentriamo sul farci notare, sul farci conoscere da quante più persone possibile, sul collezionare biglietti da visita pesanti. La realtà è che il networking si fa parlando poco e ascoltando tanto. Quali sfide sta affrontando il nostro interlocutore? Quali difficoltà ha incontrato sul suo cammino? Per questo sono importantissime le domande aperte come “cosa ti è piaciuto di più dell’evento/giornata di oggi?”, basta lasciar fluire le parole e cercare di capire cosa possiamo fare noi per aiutare questa persona grazie ad un ascolto proattivo.

2) Non aver pazienza di guadagnare l’effetto leva (giver gain)

Gary Vaynerchuck chiama questo effetto “leverage”, la leva. Ma su cosa fare leva e come? Nel gioco del networking vince chi porta per primo valore all’altro per poi usare questo valore come leva per raggiungere quello che gli interessa. È un po’ come nelle arti marziali in cui sfrutti il colpo dell’avversario per catapultarlo dove tu vuoi.

Il bravo networker è chi ha la pazienza di aspettare di far crescere sufficientemente la leva per poterla usare. Offri valore per primo fino a quando, ad un certo punto, l’altro non può dirti di no e rifiutarsi di ricambiare.
Magari anche solo perché non se la sente di dire di no, anche solo perché un rifiuto gli procurerebbe una sensazione di imbarazzo.

Attenzione, non sto dicendo che sia necessario manipolare le persone per arrivare ad ottenere qualche cosa, ma di usare il valore che hai offerto gratuitamente come leva per chiedere, liberamente, una qualche cosa che ti interessa.

E poi si cade sul follow-up

Se all’inizio non si ascolta e non si offre alcun valore, alla fine ci si perde nel fare il follow-up.

Perché non penserete mica di essere così interessanti e unici da non averne bisogno?

Avere fretta e volere tutto in maniera ansiosa vi spinge ad arrivare troppo presto. Pensando a cosa la persona può fare di comodo a voi, essa diventa uno strumento per raggiungere i vostri scopi (fosse anche solo il vostro budget annuale per via del premio) e non vi accorgete che chi compera, acquista per raggiungere i propri scopi. Non per aiutare voi a raggiungere i vostri.

Essere spinti dall’ansia di sapere se la persona comprerà o no e, se non comprerà, avere la sensazione di aver perso tempo vi spingeranno a dare la caccia ai biglietti da visita e non badare assolutamente a cosa cerca la persona che sta davanti a voi.

Ma il follow up è la vera chiave del successo del networking

Non è che serva poi molto, basta anche solo una mail con il giusto tempismo per far una bella impressione e avere la possibilità di continuare la discussione intrapresa. Attenzione, non intendo l’operazione subdola di scrivere email a tutti  i biglietti da visita raccolti in un funnel di email marketing automation. Questo non lo dovete proprio fare.

Quando mi riferisco al follow up, intendo un messaggio (email ma anche social, magari LinkedIn se è per business, magari un SMS o una telefonata), fra le prime 12-24 ore dall’avvenuto incontro e un secondo a circa 30 giorni dal primo. Vuol dire che nel viaggio di ritorno non dormirete in treno o in aereo e li preparerete. Vuol dire che quando rientrate in hotel li predisporrete per essere inviati al momento opportunto.

Un esempio di testo da cui poter prendere spunto? Eccolo:

È stato bello poter parlare con te ieri. Mi piacerebbe poter continuare il discorso iniziato con questa chiacchierata. La prossima volta che sono dalle tue parti mi piacerebbe tu trovassi un piccolo spazio nell’agenda per continuare la discussione . Penso di poterti essere di aiuto a…

Come potete vedere da questo testo, il focus non è su cosa può fare la persona per voi, ma cosa puoi voi potete fare per lei.

Mentre il secondo follow up, quello a 30 giorni è importantissimo, perché non è pensabile che ogni volta il mondo giri intorno a voi. Perciò, un buon modo di farsi risentire dopo un mesetto potrebbe essere quello di fare un po’ di “content curation”: cioè selezionare per la persona che vi interessa un paio di post interessanti e inoltrarglieli, oppure segnalare un evento significativo a cui parteciperai anche tu chiedendo se rientra anche nell’agenda del contatto che volete riattivare.

Solitamente mi preoccupo che i miei follow-up contengano:

  • ringraziamenti (non solo per educazione, ma chi dona tempo si priva di un grande bene)
  • elementi interessanti emersi durante il dialogo (magari una battuta spiritosa se ce lo possiamo permettere)
  • un’offerta di disponibilità ad aiutare fattivamente (specialmente se nell’ultima chiacchierata ci si è già resi disponibili)
  • il nome della persona (mai Carissimo Dottore ma Caro/Cara seguiti dal nome)
  • annuncio di aver fatto richiesta di connessione sui social
  • la persona che mi ha introdotto in CC (la riconoscenza è un must per il networker)

Il follow up deve essere un’abitudine automatica naturale, non un meccanismo impersonale costruito a colpi di copia e incolla. Per questa attività attiva gli automatismi dell’email marketing automation e fai percepire tutta la naturalezza possibile mentre stai cercando di far crescere la tua influenza.

Il segreto del networking

Semplice: il segreto del “fare networking” consiste nell’invertire ciò che faremmo istintivamente: il parlare deve diventare ascoltare, il chiedere deve diventare dare.

5 ragioni per lavorare in un coworking

Networking, crescita e self-branding: ecco le magie che accadono in uno spazio di lavoro flessibile

Tratto da ninjamarketing.it (05.11.2019)

In qualsiasi città oggi è possibile trovare e lavorare in un coworking, luoghi dedicati al lavoro che potrebbero sembrare a prima vista un fenomeno passeggero o una questione di moda.

In realtà, per molte aziende, startup e professionisti, si tratta di una scelta ben ponderata, sulla base di una serie di vantaggi che lavorare in un coworking offre.

Dai piccoli spazi sopra le caffetterie alle più grandi catene internazionali, ogni coworking ha le sue caratteristiche specifiche e si apre alle aspettative più varie di ogni azienda, grazie alla carta vincente della flessibilità.

Se sei mai entrato in un coworking, avrai anche notato un altro aspetto comune: il design degli interni e la planimetria sono sempre eccezionali, pensati per essere al servizio delle esigenze lavorative, dalle lunghe riunioni strategiche, agli incontri informali davanti a un caffè.

Secondo Harvard Business Review, infatti, anche gli spazi di lavoro possono avere effetti diretti sulla produttività.

Alcuni professionisti, ad esempio, sostengono che lavorare in un coworking gli aiuti a cambiare scenario e a sbloccare la creatività, costringendoli a smettere di nascondersi dietro lo schermo e permettendogli di relazionarsi dal vivo con altre persone, creando nuove relazioni. Molti coworking, come Copernico, ospitano anche eventi per i propri membri, con l’idea di creare continua crescita per le rispettive aziende.

Ecco quindi 5 buoni motivi per scegliere un coworking come spazio per il tuo lavoro.

1. Tutto ciò di cui hai bisogno in un unico costo

Forse siamo partiti dal fattore più lampante, ma per il successo di un’azienda anche il bilancio è un aspetto che non si può sottovalutare.

Soprattutto se hai appena avviato una startup, magari non avrai bisogno di un intero piano di uffici e anche tutte le altre spese generali ne beneficeranno. Pensa di poter avere a disposizione un ufficio personale, una sala riunioni, una caffetteria, una sala conferenze, senza dover pensare anche ai costi di luce, Internet o alla fotocopiatrice.

piani flessibili offerti da un coworking sono la scelta ideale anche per quelle aziende che scelgono lo smart working, per offrire ai lavoratori spazi diversi in cui svolgere la propria attività, in tutta tranquillità.

2. Un’incredibile energia

L’atmosfera che si respira in un coworking è eccezionale. Tutti sono impegnati al massimo nel proprio lavoro ed esiste uno scambio continuo di contatti, idee e conversazioni, che ti faranno sentire parte di una community.

Non c’è da meravigliarsi se in un coworking si vedono tanti sorrisi: qui le persone amano il loro lavoro e possono sentirsi parte di qualcosa di più grande, andando oltre i limiti delle mure della propria azienda, allargando le prospettive e aiutando a pensare fuori dagli schemi.

3. Le opportunità del networking

In un coworking tutte le persone sono lì per lavorare: questo aspetto che potrebbe sembrare così banale, in realtà permette di escludere la pressione che si crea, ad esempio, durante un incontro commerciale per chiudere una vendita. Il networking che avviene qui è diverso da quello durante gli eventi di settore, ad esempio.

Ci si incontra e si collabora in modo più rilassato e produttivo, perché l’obiettivo di tutta la community è creare nuove opportunità di crescita per i rispettivi business.

Dagli imprenditori ai liberi professionisti, il mix di persone è uno dei punti di forza degli spazi di coworking. È utile per stabilire contatti in altri settori e significa che ogni giorno è pieno di opportunità di networking naturali.

4. Esiste una cultura aziendale già pronta

I dirigenti sono diventati sempre più consapevoli della necessità di una cultura aziendale sul posto di lavoro e lavorare all’interno di una comunità più ampia significa che avere maggiori probabilità di incontrare questa cultura aziendale anche in altri lavoratori, e condividere non solo idee ma anche prassi e obiettivi.

Lavorare al fianco di liberi professionisti che scelgono il proprio lavoro per poter riconoscere, ad esempio, il valore dell’equilibrio tra lavoro e vita privata, significa aiutare la crescita dei dipendenti dell’azienda.

5. Un sano work-life balance

Un coworking, con i suoi orari, i suoi spazi flessibili, la capacità di assecondare ogni progetto, dal più semplice al più ambizioso, consente anche di lasciare da parte molte preoccupazioni e avere più tempo da dedicare alla propria vita privata.

Un punto da non sottovalutare se si considera che oggi, per la maggior parte dei millennial, il work-life balance è uno degli aspetti da prendere in considerazione nella scelta del proprio lavoro.

Per non parlare delle palestre e degli spazi dedicati alle attività ricreative per staccare dal lavoro: cosa c’è di meglio che concludere la giornata con una lezione di yoga per tornare a casa già perfettamente rilassati?

Uno spazio di coworking permette anche questo: ritrovare ritmi più adeguati alle proprie esigenze, conciliando in un unico luogo lavoro e attività per il proprio benessere personale.

Silvia Montinaro (SMproject)

Silvia Montinaro

Raccontaci di te! Qual è la tua passione più grande? Cosa ti ha portato a Milano (se non sei di qui)? Cosa ti piace di più di Milano? C’è un tuo posto del che consigli qui in zona Lambrate?

Sono Silvia Montinaro originaria di Torino, nonostante questo conoscevo già Milano dal momento che i miei nonni materni hanno sempre abitato in questa città, a Sesto San Giovanni. Crescendo, nei week-end sono sempre riuscita a tornare per divertirmi, andare a ballare e passare una serata con i miei amici. Torino non è sempre stata come adesso, qualche anno fa non presentava le stesse opportunità e per i ragazzi era alquanto limitante; Milano, invece, proponeva moltissime scelte e la preferivamo.

Mi sono dunque fatta molti amici e nel 2006 mi sono decisa a trasferirmi quando ho trovato lavoro in uno studio nella zona Città Studi, luogo in cui in realtà sono rimasta fino al 2008. Dopo la chiusura della compagnia ho avuto modo di cogliere un’altra opportunità con la mia socia, un nuovo impiego per cui ho lavorato fino al 2014. Dopo di che in quest’ultimo anno apre SM project, ovvero il mio personale studio. Dal momento che ho continuato a lavorare e collaborare con la mia vecchia compagnia, MBP, ho dovuto trovare uno spazio che mi consentisse di rimanere in questa zona. Io abito fuori Milano quindi mi sposto quotidianamente per arrivare in centro, se avessi dovuto cercare un mio ufficio probabilmente mi sarei dovuta arrangiare con tanti spostamenti, in questo modo sono riuscita ad evitarli.

Silvia Montinaro raccontaci del tuo lavoro! In cosa consiste? Perché hai scelto questa professione? Come si svolge una tua giornata lavorativa tipo?

La mia quotidianità ha subito vari cambiamenti negli anni, prima del 2017 io riuscivo ad arrivare qui alle 8:00 del mattino, andando via alle 17:00/18:00 nel pomeriggio. C’erano giorni in cui trascorrevo interamente le mie giornate qui dentro e altri in cui smezzavo il mio tempo tra cantieri e tribunale. Dopo il 2017 la mia routine è cambiata molto, arrivo qui molto più tardi rispetto ai miei ritmi passati, tra le 9:30 e la 10:00 del mattino andandomene invece alle 16:30 nel pomeriggio. La mia quotidianità è cambiata molto da quando è nata mia figlia, nonostante io non trascorra più molto tempo all’interno del coworking, rimango molto legata soprattutto per un fattore di comodità, gestisco contemporaneamente molte attività e avere la certezza di un posto fisso mi conforta.

Raccontaci della tua esperienza in Coworking Lab! Cosa ti ha portato a scegliere questo coworking? Da quanto lavori qui? Quali sono le cose che apprezzi di più?

Tra il 2014 e il dicembre 2015 avevo trovato un modo di costruirmi una mia realtà e un mio spazio personale con un collega ma l’esperienza non mi era piaciuta affatto. Di carattere sono una persona molto sociale, passare le ore in ufficio mi permetteva di ottenere un’ottima concentrazione ma a fine giornata mi rendevo conto che necessitavo di un confronto e di momenti di condivisione, in quel periodo ne ero completamente priva. Così mi sono messa alla ricerca di una realtà opposta a quella che stavo vivendo, un coworking, un mondo che mi ha sempre affascinata fin dalla mia esperienza universitaria.

Ne ho trovati alcuni, fortunatamente Milano non ne è sprovvista, e li ho visitati tutti. Alla conclusione del mio piccolo tour ho capito che quello che mi aveva impressionato maggiormente ma soprattutto mi piaceva come spazio in particolar modo rapportato ai miei bisogni lavorativi era esattamente questo. Sono arrivata al CoworkingLab nel dicembre 2015 e tutt’ora sono qui, a livello di zona mi trovo molto bene e inoltre era un’assoluta necessità possedere una sede a Milano. Lavorando con il tribunale di questa città sono obbligata a possedere residenza o sede lavorativa nella provincia, nonostante io abiti qui ho avuto dei problemi in termini di collocamento giuridico poiché con la mia residenza sarei risultata sotto il tribunale di Busto Arsizio, quindi non avrei potuto accedervi.

Raccontaci delle opportunità di business che si sono create, o che ti piacerebbe creare, nella community! Hai già sviluppato dei progetti di business con altri coworkers? Come sono nati? Come si sono evoluti? Vedi altre possibilità di sviluppo con altri coworkers?

Questo è un ambiente lavorativo molto produttivo, in cui si ha modo di sviluppare un’importante aspetto di socializzazione e collaborazione. Mi capita spesso di aver bisogno di un confronto riguardo varie tematiche e varie attività diverse. La quantità di persone che gira in questo spazio è impressionante, ognuno di loro è specializzato in un particolare settore e essere consapevoli che per qualunque cosa questi sono disposti a porgere un aiuto è positivo e rassicurante. Spesso gli scambi di idee qui in Coworking mi hanno permesso scoprire abilità e interessi nella mia vita, ben diversi a quelli a cui generalmente ero abituata. Ho un carattere veramente sociale e mi piace questa condivisione dinamica che avviene ogni giorno qua dentro.

Silvia Montinaro perché scegliere te? Cosa rende il tuo lavoro differente rispetto ai competitors?

Io lavoro non è incentrato in un’unica attività, impiego le mie energie in tanti ambiti diversi quello delle perizie, del tribunale sia dal punto di vista penale che civile, della sicurezza sul lavoro, dei cantieri e nella direzione lavori. Dopo anni e anni di esperienza sono riuscita a maturare una professionalità e una conoscenza che in alcuni casi fa veramente la differenza. Essere preparati, conoscere bene la legge e le regole da rispettare mi rende professionale e competente, riesco così ad aiutare al meglio i miei clienti e a garantirgli la migliore delle esperienze.

Contaminazioni. Quali sono le tue passioni? In che modo questi interessi sono rilegati ai tuoi hobbies o divengono carburante per le tue idee?

Questa opportunità, del CoworkingLab, mi ha presa a 360°. Ho avuto modo di crescere a livello lavorativo ma in un secondo momento anche in ambito di conoscenze e amicizie, la collaborazione professionale mi ha dato modo di stringere rapporti anche extra-lavorativi. Ci sono diversi esempi di coworkers che hanno lasciato questo studio ma con cui ancora sono in contatto, l’ufficio è diventato una fonte di ricchezza assoluta.

Coworking Centro Città

Milano centro

Coworking centro città, quanti sono? E dove sono? La Milano centrale risulta essere esattamente il centro storico, un luogo ricco di storia e tradizioni pronto ad accogliere tutti coloro che desiderano passeggiarvi. Il Duomo di Milano è sicuramente l’opera architettonica più importante che si innalza imponente sulla piazza più celebre della città. Il centro storico si trova nella zona che un tempo era delimitata da alcune mura risalenti al periodo medievale. La Galleria Vittorio Emanuele è la struttura confinante al duomo, anch’essa di grande valenza culturale.

Se stai cercando un Coworking nelle altre zone di Milano, consulta le nostre guide: Coworking Navigli – Tortona – San Cristoforo, Coworking Bovisa – Dergano – Ghisolfa – Villapizzone, Coworking Bande Nere – Lorenteggio – Boscoincittà, Coworking Gorla – Precotto – Adriano, Coworking Porta Lodovica – Morivione – Chiesa Rossa, Coworking Washington – Pagano, Coworking Porta Romana – Corvetto, Coworking Isola – Sarpi – Porta Nuova, Coworking Stazione Centrale, Coworking Forlanini – Linate, Coworking Porta Venezia, Coworking Lambrate – Piola – NoLo – Città Studi, Coworking Bicocca – Greco.

A&B Duomo

Situati a pochi passi dal Duomo di Milano, questi uffici ti permettono di essere nel cuore finanziario della città. Il coworking A&B Duomo offre spazi di lavoro arredati, flessibili e dotati di tutti i servizi di gestione da ritagliare su misura per ogni business. Oltre alle numerose postazioni per il coworking, A&B mette a disposizione sale riunioni, aule formazione e uffici arredati di diverse metrature con possibilità di utilizzo a partire da 1h.

Via Dogana, 3, 20123, Milano
www.abserv.it
dogana@abserv.it
T. 02 864891

ConLab – Spazio di coworking

ConLab è lo spazio di coworking dell’Università Cattolica: un luogo dedicato ad attività auto-imprenditoriali. L’accesso a ConLab è regolato tramite due bandi: uno rivolto a team già costituiti e l’altro a singoli con competenze specializzate. Sedici postazioni, rete wifi, meeting room, uffici aperti 10 ore al giorno, sei mesi di tempo (estensibili fino a un massimo di 12). Inaugurato in via San Vittore il nuovo spazio di coworking che l’Ateneo mette a disposizione dei propri studenti e non solo.

Via S. Vittore, 43, 20123, Milano
conlab@unicatt.it
T. 02 72342962 – 02 72342963

COWO Milano Duomo

Situato in un palazzo storico milanese Cowo Milano Duomo mette a disposisizione postazioni confortevoli, comode sale riunioni e uno Studio di Consulenza Amministrativa al servizio di professionisti e imprese.

Piazza San sepolcro, 2, 20123, Milano
www.coworkingcheconta.it
info@coworkingcheconta.it
T. 02 80581003 – 333 7363690

Flexworking, Coworking centro città

Flexworking è un innovativo coworking che personalizza “taylor made” la propria offerta di servizi in base alle esigenze dei coworkers, com sede in un palazzo storico che si trova in una delle vie più prestigiose di Milano, via Cerva, tra piazza Duomo e piazza San Babila a pochi metri dal quadrilatero della moda e dal palazzo di Giustizia del capoluogo meneghino. Con i suoi strumenti e la sua rete professionale, è un luogo perfetto per diventare la “casa milanese” dei freelance e delle start up di ogni parte d’Italia che vogliono essere protagoniste anche nel capoluogo meneghino.

Via Cerva, 20, 20123, Milano
www.flexworking.it
info@flexworking.it
T. 02 87226977

Oh Working Milano Vetra

Un indirizzo esclusivo a due passi da Corso Italia e dal parco delle Basiliche, comodo da raggiungere con i mezzi pubblici e ricco di punti d’interesse. Uffici privati e Temporary Store sono un plus da non perdere. Formule e servizi flessibili sono studiati su misura per l’attività di consulenti, dipendenti che scelgono lo smart working, imprese e studi professionali.

Via Crocefisso, 21, 20123, Milano
www.ohworking.it
info@ohworking.com
T. 02 97377020 

Regus Milano Brera, Coworking centro città

Questo grandioso edificio immerso in un quartiere creativo scelto come casa da artisti, scrittori e agenzie creative è il luogo giusto per dare vita a nuove idee. Il centro Piazzale Biancamano 8 è perfettamente collegato grazie a linee dell’autobus, fermate del tram e alla stazione della metro Moscova, a pochi minuti di distanza. A tua disposizione 69 uffici, 8 scrivanie di coworking e 5 sale riunioni.

Piazzale Biancamano, 8, 20121, Milano
www.regus.com
info.italia@regus.com
T. 800 145 697

Regus Milano Cadorna

Il coworking Regus Cadorna offre uno spazio di lavoro perfetto in un edificio sorprendente, caratterizzato da grandi finestre che lasciano entrare luce e da viste sul cuore di questa frizzante metropoli italiana. Le meraviglie architettoniche che lo circondano, quali il Castello Sforzesco e il vicinissimo Duomo, rendono le occasioni di networking e gli incontri di lavoro ancora più esclusivi.

Via Pietro Paleocapa, 7, 20121, Milano
www.regus.it
info.italia@regus.com
T. 800 145 697

Regus Milano Cairoli, Coworking centro città

Lasciati ispirare dalla storia che si respira in questo emblematico edificio milanese. La nostra sede di Via Dante 16 si trova all’interno di un classico edificio nel cuore della città, a due passi dalle fermate del tram e della metropolitana. Intreccia nuovi rapporti professionali e lavora con tutti i comfort di uno spazio contemporaneo, dotato di una meravigliosa terrazza sul tetto.

Via Dante, 16, 20121, Milano
www.regus.it
info.italia@regus.com
T. 800 145 697

Regus Milano Galleria Vittorio Emanuele

Il coworking Regus Galleria Vittorio Emanuele gode di una location mozzafiato che permette di lasciarsi ispirare dai fasti del passato in un edificio storico accanto alla centralissima Piazza del Duomo, in un contesto permeato di imprenditoria, moda e cultura. Lo spazio mette a disposizione 44 uffici privati e 4 sale riunioni.

Via Giuseppe Mengoni, 4, 20121, Milano
www.regus.it
info.italia@regus.com
T. 800 145 697

Signature Regus Milano Duomo

Il coworking Signature by Regus di via San Raffaele ha sede in uno degli indirizzi più prestigiosi di Milano. L’edificio è una combinazione unica di classico e contemporaneo, con l’esterno di fine Ottocento che crea uno splendido contrasto con gli interni moderni e luminosi. Il tutto a pochi passi da alcune delle più significative attrazioni e istituzioni culturali di Milano.

Via San Raffaele, 1, 20121, Milano
www.regus.it
info.italia@regus.com
T. 800 145 697

SPACES Milano San Babila, Coworking centro città

Il centro Spaces San Babila, con la sua atmosfera elegante e cool e la posizione in Corso Europa, a pochi passi dal quartiere della moda di Milano, non può lasciarti indifferente. Basta pensare alla maestosa hall, alle sale riunioni e agli spazi di lavoro privati o condivisi luminosi e ariosi e, per finire in bellezza, alla terrazza sul tetto con splendide viste sul Duomo.

Corso Europa, 15, 20122, Milano
www.spacework.com
T. 02 8962 6158

SPACES Milano Vetra

Il centro Piazza Vetra fonde perfettamente la nuova Milano, con il suo scintillante hub professionale dalle facciate in vetro, con la vecchia Milano, che vanta una delle chiese più antiche e più belle della città, proprio a due passi. All’interno del centro trovi finestre a tutta altezza che regalano panorami spettacolari e inondano di luce naturale gli uffici e le sale riunioni di design, mentre il Wi-Fi ad alta velocità e un personale attento garantiscono tutto quello che ti serve per accrescere la tua produttività.

Piazza Vetra, 17, 20123, Milano
www.spacework.com
T. 02 8962 6158

Time2Work, Coworking centro città

Time2Work è il coworking nato dalla volontà di riscrivere le regole del lavoro dando valore al tempo. Situato nella zona compresa tra le fermate della metropolitana Sant’Ambrogio e San’Agostino, a pochi passi dal centro di Milano e a un passo dai Navigli, Time2Work, è lo spazio di 500 mq che propone il perfetto match tra funzionalità e accoglienza. Trenta postazioni di coworking, sette uffici privati di varie metrature, due meeting room e un’ampia area lounge dove accogliere i clienti o concedersi una pausa, gli ambienti sono pensati per adattarsi a tutte le esigenze ed offrire a chi li vive un’esperienza completa.

Via Tristano Calco, 2, 20123, Milano
www.t2w.it
info@t2w.it
T. 02 26600406

WORX Milano

Worx Milano è il coworking con l’assistenza fiscale al suo interno. È situato in pieno centro città e offre diverse soluzioni a livello logistico e temporali, a prezzi competitivi. Una trentina di postazioni, distribuite in 8 ambienti su due livelli (piano terra e piano cortile), per un totale di 300mq. Sono disponibili stanze singole, doppie, triple, multiple, sala riunioni e sala corsi. Connessione wi-fi a banda larga.

Via C. Battisti, 21, 20122, Milano
www.worksmilano.it
info@worxmilano.it
T. 02 540211

BICOWO Cardorna

150 mq di pregio nel cuore di Milano a supporto delle tue attività professionali. Dalla singola postazione agli uffici privati part-time o full-time, allo spazio condiviso: abbiamo una soluzione per lo spazio di lavoro perfetto per ogni professionista e per ogni azienda. E su richiesta tanti servizi a supporto delle tue attività di ricerca, networking e accelerazione: incubazione startup, consulenza strategica, business plan, supporto legale e amministrativo.

Piazzale Luigi Cadorna 15
www.cadorna.bicowo.it
info@bicowo.it
T. 02 89754564

Coworking Bicocca – Greco

Bicocca

La presenza dell’università lo rende un luogo dinamico e vivace che presenta anche varie proposte culturali. In questa zona sono nati negli ultimi anni il Teatro degli Arcimboldi, che ospita vari spettacoli e l’Hangar Bicocca museo di arte contemporanea realizzato in una ex fabbrica, che accoglie mostre ed eventi.

Greco

Il quartiere in questione si ipotizza sia nato da uno stanziamento di greci in epoca romana, ottiene però un’altra versione, non che la più affidabile, che fa derivare il nome dalla famiglia Greco, che supervisionava il territorio come vassalla. Risulta perfettamente inserito nel contesto urbano della metropoli, Greco è un quartiere super-servito ma anche a misura d’uomo, forse perché era un piccolo Comune a sé fino al 1920 circa.

Se stai cercando un Coworking nelle altre zone di Milano, consulta le nostre guide: Coworking Navigli – Tortona – San Cristoforo, Coworking Bovisa – Dergano – Ghisolfa – Villapizzone, Coworking Bande Nere – Lorenteggio – Boscoincittà, Coworking Gorla – Precotto – Adriano, Coworking Porta Lodovica – Morivione – Chiesa Rossa, Coworking Washington – Pagano, Coworking Porta Romana – Corvetto, Coworking Isola – Sarpi – Porta Nuova, Coworking Stazione Centrale, Coworking Forlanini – Linate, Coworking Porta Venezia, Coworking Lambrate – Piola – NoLo – Città Studi, Coworking Centro Città.

COWO Bicocca 16

In questo loft completamente ristrutturato a regola d’arte troverete sia qualcosa della fantasia creativa dei titolari – i creativi della comunicazione dello Studio Luca Perazzoli – sia qualcosa che trova spunto nel DNA multiforme dell’edificio sedici in Bicocca. Al suo interno troviamo postazioni di lavoro molto curate e originali, con un’attenzione speciale riguardo alle fonti luminose, soluzioni per team di lavoro in piacevoli uffici vetrati, ambienti per meeting e sessioni di lavoro in gruppo, un’aula per la formazione ed anche… un’area temporary shop.

Viale Sarca, 336/F Milano
www.cowo.it
deborah@studioerazzoli.com
T. 347 9638989

Coworking Milano Bicocca

Coworking Milano Bicocca appartiene alla rete COWO. Si trova in prossimità di Tecnocity e Università Bicocca ed è ottimamente collegato con mezzi pubblici di trasporto (Atm – Metro Lilla fermata Ca’ Granda – Ferrovia: Stazione Greco Pirelli) e rete autostradale. Offre soluzioni in uffici da 2 a 6 persone e sala riunione per 8 persone. All’interno del coworking è situata Elettra Printing, azienda di packaging e stampa su diversi materiali, che offre servizi professionali veloci ed innovativi.

Via Valbrona, 4 Milano
www.cowo.it
coworking@elettra.com
T. 02 6433232

Regus Milano Bicocca

La sede di Via Libero Temolo 4 offre una posizione invidiabile al fianco di grandi aziende, banche e istituzioni rinomate, ben collegata a una fitta rete di trasporti pubblici. Crea e sviluppa le tue idee in questo luminoso spazio di lavoro dal design contemporaneo, ricco di luce naturale e con arredi confortevoli. Finita la giornata di lavoro, potrai raggiungere facilmente le attrazioni culturali di Milano e i migliori bar e ristoranti della città. Regus Milano Bicocca ha 38 uffici privati, 4 scrivanie condivise e 2 sle riunioni.

Via Libero Temolo, 4 Milano
www.regus.com
info.italia@regus.com
T. 02 82955939

BICOWO

Un coworking progettato in modo intelligente e con tanti servizi che aiutano a essere più produttivi ma anche più felici. Dalla singola postazione agli uffici privati part-time o full-time, allo spazio condiviso: abbiamo una soluzione per lo spazio di lavoro perfetto per ogni professionista e per ogni azienda. E su richiesta tanti servizi a supporto delle tue attività di ricerca, networking e accelerazione: incubazione startup, consulenza strategica, business plan, supporto legale e amministrativo.

Piazza della Trivulziana 4, Milano
www.bicocca.bicowo.it
info@bicowo.it
T. 02 89754564

Inge de Boer (Food in the Streets)

Inge de Boer

Raccontaci di te! Qual è la tua passione più grande? Cosa ti piace di più di Milano? C’è un tuo posto del cuore che consigli qui in zona Lambrate?

Mi chiamo Inge de Boer sono olandese ma nel 2012 mi sono trasferita a Milano con mio marito. Il nostro obiettivo sarebbe stato quello di realizzare un’esperienza all’estero della durata di un anno, avevamo molta scelta ma alla fine ci siamo decisi per il sud dell’Europa. Dopo tanta ricerca abbiamo scelto Milano, un centro economico, sociale e culturale molto ampio. Pensate che solo nel 2015 è stato presentato l’EXPO in questa città, evento internazionale e multiculturale. Ci siamo trasferiti con l’idea di rimanere veramente per poco ma ci siamo trovati veramente bene. Così dopo molti anni siamo ancora qua, si sente l’aria di quartiere ma rimani comunque in una città molto grande, il fascino della tradizione italiana in un ambiente ricco di connessioni, in cui sviluppare conoscenze e nuove opportunità di lavoro.

Inge de Boer Raccontaci del tuo lavoro! In cosa consiste? Perché hai scelto questa professione? Come si svolge una tua giornata lavorativa-tipo?

Nasco come architetto ma il mio obiettivo non è mai stato quello di disegnare. In Olanda ho avuto modo di fare alcune esperienze nell’ambito ma quando sono arrivata qua ho deciso di impegnarmi nei miei progetti. Ho sempre sognato di organizzare eventi in special modo legati al cibo e la relazione di quest’ultimo con la città, ho lavorato con EXPO e ho creato itinerari per i turisti a Milano coniugando punti di interesse e cibo. Questa è una delle attività che mi ha dato di più, il lavoro mi ha portata a intraprendere nuovi programmi, di fatti ho continuato nell’ambito ma creando un tour alla portata di tutti. In due ore porto i visitatori a scoprire le bellezze di Milano e le sue curiosità.

Raccontaci della tua esperienza in Coworking Lab! Cosa ti ha portato a scegliere questo coworking? Da quanto lavori qui? Quali sono le cose che apprezzi di più?

Arrivare in uno spazio coworking per me è stato necessario, non volevo passare tutta la mia giornata in casa da sola di fronte ad uno schermo. Sono riuscita a trovare un luogo interessante che riuscisse a unire lavoro, socialità e non troppi spostamenti. Questo è uno spazio bellissimo, con molta luce e tantissime opportunità; con gli anni nonostante alcune pause per impegni personali, sia io che mio marito siamo rimasti fedeli a questo spazio.

Tra i fattori che apprezzo maggiormente, e che mi hanno convinta a rimanere qui, si fa spazio l’importanza di aver trovato un ambiente familiare e accogliente; non sono sotto le direzioni di capi e principali, sono io con altri colleghi che partecipiamo attivamente alla costruzione dell’ambiente in cui viviamo. L’aspetto della socialità è un’altra delle motivazioni che mi colpiscono di più, ho avuto modo di conoscere molte persone e crearci un rapporto umano interessante, dal momento che c’è molta assiduità nella presenza al coworking.

Raccontaci delle opportunità di business che si sono create, o che ti piacerebbe creare, nella community! Hai già sviluppato dei progetti di business con altri coworkers? Come sono nati?

È interessante come le persone che ho conosciuto riesco a viverle a 360° sia nella vita quotidiana che negli aspetti lavorativi. Non sono mai nate collaborazioni concrete ma riconosco che ogni giorno ci sono tanti scambi di idee. Ogni approccio al lavoro è diverso e alle volte riuscire a guardare il mondo da un’altra prospettiva è quello che potrebbe risultare il punto di svolta. Sono costantemente influenzata dai miei colleghi, prendo ispirazione e spunto da ogni loro consiglio applicandolo ai miei progetti, alla mia storia e ai miei obiettivi.

Come si sono evoluti? Vedi altre possibilità di sviluppo con altri coworkers?

Negli anni ho avuto modo di crescere anche con l’aiuto di altri coworkers. Ci aiutiamo e ci ispiriamo a vicenda è un rapporto molto positivo e costruttivo. È un ambiente molto dinamico e ricco di cambiamenti non so cosa avrà il futuro in serbo per me ma ne sono incuriosita.

Inge de Boer perché scegliere te? Cosa rende il tuo lavoro differente rispetto ai competitors?

Il pubblico con cui lavoro per ora è molto ristretto. I miei tour vengono svolti in olandese per cui sono principalmente indirizzati a chi conosce la lingua. Sono una guida che comunica quindi con una serie di persone che potenzialmente non troverebbero un accompagnatore in grado di presentargli la città. Inoltre, garantisco ai miei clienti un servizio ottimale, di una guida che, oltre ad aver compiuto degli studi, vive a pieno le dinamiche della metropoli.

Chi fa un tour con me riesce a visitare un luogo turistico dalla prospettiva di chi abita in Italia, porto i turisti a comprendere le tradizioni e ad eseguire riflessioni riguardanti la vita in questo paese, non è scontato che le guide si concentrino su questi aspetti. Un esempio che spesso riporto è quello del caffè, è una bevanda che in Italia ha un significato storico e culturale ma spesso i turisti non ne conoscono il significato, proprio per questo mi impegno nell’esplicare quali sono nell’effettivo le tradizioni e le loro valenze culturali.

Contaminazioni. Quali sono le tue passioni? In che modo questi interessi sono rilegati ai tuoi hobbies o divengono carburante per le tue idee?

Tra gli interessi più evidenti che ho noto la voglia continua di scoprire, sono molto curiosa, mi piace prendermi del tempo e andare alla ricerca di tutto ciò che non conosco. Questa caratteristica è fondamentale nel mio lavoro, in primis sono venuta a conoscenza del coworking se non fossi stata una persona curiosa, non avrei mai scoperto. Inoltre, il mio tour risulta interessante e migliore della concorrenza perché risulta diverso da quello degli altri. Ho trovato nel tempo luoghi interessanti ne racconto la storia, così da costruire un giro di clienti appassionati e vogliosi di conoscere tante cose, come piace fare a me. Riporto la mia passione in tutti gli ambiti, ad esempio, anche nella mia vita privata e familiare.

Possibile flop dello smart working

Lo smart working è una modalità di lavoro ottimale soprattutto se pensiamo a tutti gli spostamenti evitati, all’efficienza lavorativa, al netto risparmio per le imprese e alla possibilità, per le famiglie, di rimanere in comodità.

La domanda che ci poniamo riguarda però tutti gli altri aspetti che ci sono dietro lo smart working. A partire dagli effetti che il cambiamento ha apportato ai singoli individui. Se questa modalità da un lato è riuscita a cambiare felicemente le sorti di alcune famiglie per altri invece è stato un cambiamento gravoso che non ha fatto altro che rendere il nucleo o la persona molto infelice e priva di stimoli. Per cui ci teniamo a specificare tutti i lati negativi che lo smart working forzato ha apportato:

Una delle motivazioni principali è il fatto che non ci siano più orari stabili. Accade spesso che le giornate di lavoro si allunghino e che non vengano rispettate le otto ore giornaliere di assunzione.

Lo stile di vita che adottato forzatamente durante la pandemia è ovviamente molto statico, si resta molto a casa e non si hanno troppi impegni. Questo ha portato molti capi e direttori ad approfittarsene chiedendo ai dipendenti lavoro straordinario perché di base “a casa senza fare molto altro”. Quando invece l’opportunità dello smart working se ben organizzata e disciplinata potrebbe essere veramente una risorsa per tutti.

Così i lavoratori hanno smesso di avere stimoli, stare in casa con la sensazione di essere privati di una libertà e l’essere impotenti nei confronti di una situazione ingestibile, ha portato tutti all’esasperazione. Non esistono più dinamiche sociali capaci di bilanciare la situazione e tutti gli aspetti negativi hanno obbligato le istituzioni a prendere provvedimenti.

La commissione Lavoro e Affari Sociali della Camera ha discusso e approvato l’emendamento per il decreto Covid che riconosce “alla lavoratrice o al lavoratore che svolge l’attività in modalità agile il diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche e dalle piattaforme informatiche, nel rispetto degli eventuali accordi sottoscritti dalle parti e fatti salvi eventuali periodi di reperibilità concordati”.

La mancata intelligenza delle aziende, le quali si sono comportate solo ed esclusivamente a favore delle proprie necessità dimenticando l’importanza e la tutela dei lavoratori, ha fatto emergere problematiche non indifferenti arrivando all’estremo:

la necessità di una legge che prevedesse il diritto alla “disconnessione”.

Internet e le tecnologie sono un mondo alienante che, se privo di controllo, non è gestibile. I datori di lavoro dovrebbero procedere a piccoli passi garantendo ai propri dipendenti sostegno e cura. Al contrario tutti i cittadini hanno subito cambiamenti. L’impossibilità di uscire, la paura della malattia, gli ospedali al collasso, i bambini privi di attività scolastiche e attività ricreative a cui si è aggiunto un ritmo di lavoro esauriente. La disconnessione è necessaria quando un individuo ne è colmo, questa decisione “non può avere ripercussioni sul rapporto di lavoro o sui trattamenti retributivi”.

Lo smart working ha dimostrato la potenza delle nostre tecnologie e il fatto che quasi tutte le professioni possono adeguarsi alle modalità tecniche e innovative. Di contro ha anche reso nota la necessità che ogni cambiamento ha bisogno di essere regolamentato. Quella del nuovo decreto è solo la prima spinta verso la creazione di misure giuste e necessarie per il corretto utilizzo dei sistemi operativi.

Di problematiche ce ne sarebbero molte altre, una in particolare rivela la sua estrema importanza. La ministra alle pari opportunità ha dato via ad una richiesta che, speriamo sia fonte di ispirazione per ulteriori leggi. Riuscire a offrire ai genitori di figli positivi al Covid, giorni di malattia aggiuntivi. Questa è un’esigenza dal momento che la positività alle volte permane anche per più settimane, i bambini non possono uscire o partecipare a alcuna socialità.

Essere genitore o vivere in un nucleo familiare sempre e in continuo contatto può essere estenuante. Molte famiglie non hanno abbastanza spazi per trovare una propria tranquillità, altre sono molto stressate perché le dinamiche sono pesanti. Altri genitori sono estremamente stressati e altri risentono molto la pesantezza dell’isolamento sociale. Forse ogni amministrazione dovrebbe discutere su come migliorare il rapporto con il lavoro dei loro dipendenti. Siamo molto lontani da un buon risultato, quasi un italiano su sei non vorrebbe continuare con lo smart working.

Cosa ne pensa Milano dello smart working

Un’indagine della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro presenta una statistica basata su Milano. Questa dimostra che l’esperienza di lavoro a distanza viene bocciata da quasi un intervistato su due. Alla richiesta infatti di indicare quanto siano contenti della propria situazione viene dichiarato apertamente che l’attività in presenza è nettamente più appagante. Gli intervistati sono comunque di entrambe le fazioni, che pro e che contro, il 16,1% afferma di essere molto soddisfatto mentre il 17,2% molto insoddisfatto. Tra i lavoratori in presenza le percentuali sono più ravvicinate il 10,4% è soddisfatto mentre il 10,1% è insofferente.

Un risultato a dir poco sorprendente, i lavoratori sono praticamente divisi a metà, il risultato è sicuramente condizionato dalla situazione generale, dal contesto generale, dalle paure e timori personali, dalle modalità che hanno attuato le aziende per prevenire eventuali contagi.

Il 16,7% dei lavoratori intervistati, circa uno su sei, guarda allo smart working come un punto di non ritorno della propria vita professionale; oltre il 10,7% cercherebbe un qualsiasi altro lavoro pur di svolgerlo da casa. Il 43,5% si adatterebbe al ritorno in ufficio, ma solo 4 su 10 sarebbero contenti di tornare a lavorare tutti i giorni in presenza. La diversità di genere ha avuto un grande impatto nel cambiamento il 52,4% degli uomini si ritengono insoddisfatti mentre le per le donne risulta il 45,7%. Le donne hanno sofferto l’allungamento dei tempi di lavoro quasi il 57% contro il 50,5% degli uomini, in termini di inadeguatezza degli spazi casalinghi il 42,1% delle donne si ritiene insoddisfatta contro 37,9% dell’altro sesso.

La differenza di genere non sta facendo altro che peggiorare, quelle precedenti sono delle percentuali allarmanti considerato che stiamo vivendo nel XXI secolo. Domandiamoci come potrebbe migliorare la situazione generale e quando verranno veramente prese in considerazioni queste problematiche. Una soluzione sicuramente potrebbe essere il lavoro in un coworking, lavorare a distanza ma con gli incentivi giusti: non nella propria dimora, lontano dal nucleo familiare, con i propri spazi e con la giusta dose di socialità.